LUBOMYR MELNYK – Windmills
(Hinterzimmer, 2013)
Reduce da recenti incontri con artisti del calibro di Nils Frahm e Peter Broderick (nell’album “Corollaries“) e James Blackshaw (nell’ardito “The Watchers“), il teorico della continuous piano music ritorna all’essenza più ponderata della sua ricerca sonora.
L’ora di musica di “Windmills”, ripartita in tre lunghe tracce, è il frutto di oltre tre anni di elaborazione del concetto di immanenza che proprio negli antichi mulini europei trova metafora di durevolezza temporale. Così si atteggiano anche le note del pianoforte di Melnyk, sovrapposte le une alle altre come in una marea tendente all’infinito.
È davvero difficile non prestare attenzione a simili costruzioni incrementali di travolgente perfezione.