FRANCESCO GIANNICO – Litania
(Unknown Tone, 2014)
Nella costellazione di sperimentazioni ambientali troppo spesso ripetitive e autoreferenziali, le pubblicazioni di Francesco Giannico – in veste solitaria o in una delle sue numerose collaborazioni – presentano già in partenza un pregio, quello dell’imprevedibilità. A fronte di un tocco compositivo sempre lieve e impressionistico, l’artista pugliese spazia da un soundscaping atmosferico incentrato su field recordings a sfumature jazzate, fino a correnti di elettricità statica.
A manifestarsi in “Litania” sono gli aspetti più evocativi del ventaglio espressivo di Giannico, in una linea di evoluzione che individua una diretta discendenza dallo splendido “Luminance” nel dosato equilibrio di melodie pianistiche, risonanze e minute sinfonie ambientali. Sul nichilismo aurorale dell’iniziale “Non esisto” si innesta così un universo di riverberi che amplificano e trasfigurano le note del pianoforte in vibrazioni appena riconoscibili (“Organic”, “Levando”), il cui esito ambientale si manifesta nell’ambivalenza, da un lato, dell’emblematica ipnosi della title track e del soffio vitale di “Feroce”, e della maestosa apertura di “Slow Thoughts”, che sublima persitenze distorte in una stratificazione abbagliante, da sola in grado di incarnare l’ampiezza di un’orchestra.
Ricorrono così anche in “Litania” le fascinazioni di paesaggismo emozionale riscontrabili nel precedente lavoro solista, che trovano opportuna sintesi nell’elegia finale “Il male minore”, ideale punto di arrivo – o, più verosimilmente, di partenza – di una ricerca sonora nella quale suoni concreti, filtraggi elettronici e armonie acustiche si fondono nuovamente in un tessuto sperimentale animato da profonda sensibilità umana.