PORYA HATAMI – The Garden
(Dronarivm, 2014)
Proseguono senza sosta le delicate esplorazioni elettronico-naturalistiche di Porya Hatami, che nel volgere di appena sei mesi da “Shallow” si rifugia nella pace contemplativa di un giardino per descriverne le componenti più fragili e al tempo stesso vitali.
Non è il movimento delle fronde o il dischiudersi dei petali l’oggetto di osservazione del sensibile artista iraniano, bensì il pulsante mondo degli insetti: con piglio da entomologo, Hatami dedica ciascuno dei sei brani agli ospiti più minuti di un giardino, rispecchiandone nelle componenti la febbrile, ininterrotta attività. Nelle composizioni di “The Garden” sono colti il batter d’ali della farfalla, il ronzare delle api, la pazienza del ragno e la disciplina delle formiche, filtrati attraverso una lente non volta a un mero descrittivismo onomatopeico bensì all’emulazione del battito vitale. Così, l’ambience che percorre il lavoro è brulicante di micro-pulsazioni e sciabordii atmosferici, giustapposti come in un continuo gioco di specchi, che producono tremuli riverberi e increspati ricami su una base di modulazioni espanse.
Mentre nella prima metà del lavoro prevale il carattere frazionato delle tessere sonore di Hatami, nella seconda affiora una maggiore regolarità degli incastri di un puzzle che in “Ladybug” e “Bee” sa farsi anche fonte di visioni morbide e avvolgenti.
“The Garden” si atteggia a prezioso frutto dell’impressionismo compositivo dell’artista iraniano, che unendo l’osservazione della natura all’ascesi spirituale così come field recordings e filtraggi ambientali, ha tratteggiato la peculiare mappa sonora di un microcosmo la cui attenta osservazione rivela infiniti minuscoli dettagli.
music won't save you 