caught_in_the_wake_forever_false_havenCAUGHT IN THE WAKE FOREVER – False Haven
(Sound In Silence, 2013)

Il terzo Ep annuale di Fraser McGowan, pubblicato nella serie di edizioni limitate della greca Sound In Silence, lascia riaffiorare il profilo più caldo ed emozionale dell’artista scozzese. A differenza dei due precedenti “Cadder Falls” e “Meditations In Exile”, improntati a pronunciate astrazioni sintetiche il nuovo Ep presenta un più deciso ritorno di calde note acustiche.

Delle tre pubblicazioni dispensate quest’anno, “False Haven” è anche la più articolata: non solo perché con i suoi ventisei minuti ripartiti in otto pezzi, può considerarsi quasi un mini album ma anche perché nel corso delle sue brevi tracce McGowan pare accennare i germi delle sue prossime derive artistiche. Ad affiancare fragili armonie e prolungate sospensioni non vi sono, ancora, i narcolettici frammenti cantautorali che avevano caratterizzato il gioiello “Against A Simple Wooden Cross”, ciononostante fin dall’iniziale “I Know I’ve Suffered More Than Most” si percepisce come l’Ep ruoti in maniera preponderante intorno al profilo più romantico di McGowan.

Sono sufficienti semplici iterazioni di note in delay percorse da minuti detriti elettronici per creare atmosfere languidamente ovattate, percorse già nella successiva “A Morning Without Decay” da essenziali stille pianistiche adagiate su un evanescente soffio ipnotico. Se si eccettuano i due più brevi interludi sintetici, nei quali correnti di elettricità statica generano frequenze lievemente distorte, il cuore dell’Ep permane caldo e pulsante, alimentato dai gentili arpeggi acustici sospesi sulla tiepida brezza di “Castle Semple Loch”, chiaro frutto dell’anima “folk” di McGowan, e da cadenzate note pianistiche sospinte verso un minimalismo neoclassico (“All That I Try To Console”) sul quale le ritmiche sonnolente ma sufficientemente pronunciate della conclusiva “This House Is Not The Same” imprimono la firma riconoscibile dell’artista scozzese, in una linea di coerenza con la sua esperienza in Small Town Boredom.

Che si tratti di bozzetti melodici, screziature elettroniche o texture più o meno densamente saturate, Fraser McGowan riesce a riempire di pathos sentimentale gli scarni e talora inerti elementi che utilizza per plasmare le sue composizioni, fragili e umbratili ma dotate di non comune forza di sublimarne la dolce malinconia. “False Haven” ne chiude egregiamente un 2013 privo di un album vero e proprio, nel quale tuttavia in tre Ep e alcune tracce destinate a compilation si è ampiamente concentrato sul suo profilo afasico e sperimentale. E il 2014 si preannuncia già anno di nuove, ambiziosissime sfide…

http://caughtinthewakeforever.com/

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