BRUMES – Afterglow
(Dauw, 2017)
Non è ormai più un mistero che Peter Broderick sia non solo un musicista poliedrico e sensibile, ma anche un attento scopritore di talenti, da lui proposti, incoraggiati e assistiti nella realizzazione dei propri lavori. L’ultima della serie risponde al nome di Desireé Rousseau, polistrumentista che ormai da qualche anno metteva in circolazione le proprie creazioni sotto l’alias Brumes sulle abituali piattaforme online; attraverso quei canali e quelli più concreti della comune scena di Portland, Broderick ne ha scorto le qualità, tanto da occuparsi della registrazione del sua prima pubblicazione su cassetta “Soundings In Fathoms” (2015) e da avere un ruolo attivo nella realizzazione del seguito sullo stesso formato “Afterglow”.
I dodici brani che lo compongono amplificano in maniera significativa le doti della Rousseau, le cui diafane parti vocali sono ora incorniciate non solo dalle sue lievi trame acustiche di arpa e marimba, ma da un piccolo ensemble comprendente tra gli altri lo stesso Broderick e l’inseparabile sodale David Allred, nonché da esili texture ambientali. Il lavoro si attesta così su un’eterea dimensione ambient-folk, nella quale voce, strati sintetici e inserti acustici disegnano incantati paesaggi sonori a mezz’aria; nel lento incedere dei brani non mancano tuttavia saltuarie increspature di riverberi (“In My Design”, “Shimmering”), ma soprattutto melodie sognanti e persino canzoni dalle strutture più definite, quale in particolare “Lower Salmon Berry”.
Dal placido torpore – brumoso, appunto – di “Afterglow” emerge dunque una vasta collezione di ambientazioni e di suggestioni, che abbraccia carezze Cocteau Twins al rallentatore ed evocazioni drone-folk al femminile (Grouper, Sister Grotto), il tutto sotteso a una minimale sensibilità cameristica e ad interpretazioni di bellezza austera e ammaliante.