GREAT PANOPTIQUE WINTER – Wildness
(Self Released, 2014 / Sound In Silence, 2015)
È una collaborazione intrapresa da qualche anno quella tra Jason Sweeney (Panoptique Electrical, Pretty Boy Crossover) e Richard Adams (Hood, The Declining Winter) e racchiusa sotto la denominazione sintetica di Great Panoptique Winter. Nasce tutto con uno scambio di materiale sonoro tra l’Australia e l’Inghilterra, via via ampliato a ulteriori musicisti che arricchiscono con ritmiche e field recordings le linee di bassi e tastiere di Sweeney e il songwriting di Adams.
Benché la pubblicazione del mini album che funge da prima testimonianza del progetto intercontinentale fosse programmata per il 2012, una serie di vicende realizzative ha permesso alle sue sei tracce di vedere la luce dapprima nel solo formato digitale autoprodotto a fine 2014 e, un anno più tardi, in una limitata edizione fisica da parte dell’etichetta greca Sound In Silence.
In ogni caso, il contenuto di “Wildness” fonde esperienze e sensibilità dei due principali protagonisti della collaborazione, la cui manifestazione appare piuttosto sbilanciata dal lato delle texture elettroniche di Sweeney, alle quali Adams ha aggiunto la sua scrittura e le sue personalissime interpretazioni oblique, oltre a una complessiva propensione per cadenze segmentate e decadenti atmosfere rurali tuttavia sviluppata dal lato australiano della collaborazione. Se infatti l’avvolgente associazione tra cantato e iterazioni ritmiche dell’apertura “Put Hope In Future Days”, il caleidoscopio di effetti e le malinconiche note di piano elettrico di “How The Sun Leaves” e le dissolvenze autunnali di “Cold Moments Melt” sono del tutto coerenti con l’estetica consolidata di The Declining Winter, i tre strumentali virano verso un’ambience elettronica relativamente “pulita”, ad eccezione di qualche field recordings e dell’incedere obliquo della title track.
Lavoro per sua stessa natura ibrido e interlocutorio, nella concisione dei suoi ventisette minuti “Wildness” offre comunque un interessante spaccato delle potenzialità di intersezione tra linguaggi sonori. Per Richard Adams, in particolare, non si tratta di un esperimento inedito (basti pensare alle ambiziose contaminazioni degli Hood e alla recente esperienza con Memory Drawings) ma soprattutto di una nuova testimonianza evolutiva di un’ispirazione sempre più poliedrica, attesa a una nuova organica prova come The Declining Winter.