MONOLYTH & COBALT – Sub + Rosa
(Unknown Tone, 2014)
Le sperimentazioni di Mathias Van Eecloo solo raramente sono rifuse in semplici “dischi”, in quanto l’artista francese sembra prediligere contesti espressivi più ampi e, soprattutto, in grado di essere condivisi con altri musicisti. “Sub + Rosa” rappresenta la più recente manifestazione di tale tendenza, desumibile dal suo stesso formato, che comprende un disco vero e proprio, dalla corposa durata di oltre un’ora, e un secondo cd contenente le rielaborazioni di cinque dei brani da parte di una folta schiera di artisti impegnati nel medesimo campo di elettro-acustica ambientale.
Nella prima parte del lavoro, Van Eecloo condensa un ampio catalogo della sua tavolozza sonora, nell’occasione particolarmente affinata nei suoi caratteri più fragili e silenti. Ad eccezione della title track finale, quattordici minuti di stridori rumorosi e stranianti, il primo disco è pressoché equamente ripartito tra il profilo di più satura ricerca sonora del progetto Monolyth & Cobalt, che si manifesta in oscillazioni ipnotiche e screziati fremiti ritmici, e quello volto alla creazione di un’ambience ovattata, di stampo quasi orchestrale.
Sono proprio le modulazioni crepuscolari di quest’ultimo aspetto, mai così accentuato nelle precedenti opere dell’artista francese, a prestarsi al meglio alle rielaborazioni contenute nella seconda parte del lavoro, che contempla protagonisti del calibro di Matthew Collings, Porya Hatami e Rutger Zuydervelt, tutti o quasi impegnati a sviluppare il carattere più vaporoso delle composizioni originali. Non appare infatti un caso che i brani più gettonati da parte degli ospiti del lavoro siano l’iniziale “4.3.5”, sublimata in estatica serenità da Porya Hatami, ed “En Mesure, Des Soupirs”, della quale Sima Kim, Wil Bolton e Aaron Martin offrono diverse declinazioni in progressiva rarefazione romantica.
Il tenore delle rielaborazioni, unito all’input concettuale che le ha originate, si dimostra ben distante da quello di semplici remix, proprio in ragione del loro legame di osmosi creativa con le composizioni originali di Van Eecloo, artista che si mostra nuovamente capace di proiettare in una feconda dimensione collaborativa il proprio brulicante naturalismo elettro-acustico.