In coincidenza con la pubblicazione del nuovo lavoro degli Anoice, “Into The Shadows“, il chitarrista e compositore Takahiro Kido, racconta le origini della band giapponese e la quotidianità creativa del collettivo di artisti che vi gravita intorno, distante non solo dal punto di vista geografico, ma soprattutto da scene e definizioni di genere.
Come vi siete conosciuti e quando avete deciso di suonare insieme in una band?
Nel 2004 sono arrivato a Tokyo dalla mia città natale, Osaka, proprio per cominciare a suonare e ho selezionato i membri della band via internet. Ho incontrato e fatto audizioni per circa cinquanta musicisti, scegliendo tra loro gli attuali membri della band.
Per quanto contino le definizioni, avete cominciato col post-rock per poi definire una vostra propria personalità: puoi descrivere questo processo?
Quando abbiamo cominciato come Anoice, la maggior parte dei musicisti erano studenti che non avevano mai avuto suonato in una band e non avevano preferenze comuni per un qualche artista. Per questo motivo, in quel periodo improvvisavamo molto in studio, fino a quando non abbiamo deciso di suonare musica strumentale dal contenuto cinematico. A quell’epoca, nessuno di noi conosceva il termine “post-rock”.
Ad ogni modo, si direbbe che abbiate trovato una vostra peculiare via d’uscita dal post-rock: cosa pensate delle attuali possibilità del genere?
Credo che non abbiamo ancora compreso integralmente il significato di “post-rock”, ma per quanto mi riguarda penso che in origine quella definizione rappresentasse uno stile musicale libero. Proprio per questo credo che siamo destinati a continuare a cambiare il nostro stile musicale. Del resto il fatto che i membri della band siano impegnati in altri sei progetti artistici, ciascuno dotato di stili differenti, (Takahiro Kido, Yuki Murata, RiLF, Films, Mokyow e Cru) lo dimostra.
Cosa pensi, invece della definizione “modern classical”? Può in qualche modo essere adeguata alla vostra musica?
Mi piace la musica che va sotto quella definizione, come ad esempio quella di Max Richter e Jóhann Jóhannsson, anche se loro stessi potrebbero non essere consapevoli dell’esistenza di un tale genere. Ci è capitato di ascoltare spesso i loro dischi quando eravamo alla ricerca di un nostro linguaggio musicale.
I vostri ultimi due dischi hanno palesato un crescente interesse per qualcosa di più riflessivo e “romantico”, mentre il loro immaginario sembra abbastanza più oscuro che in passato. Si può pensare a una connessione con quello che avete vissuto dopo il terremoto del 2011?
Sì e no… Al momento del terremoto, avevamo ultimato la registrazione di quasi tutti i brani di “The Black Rain”, ma dopo il terremoto abbiamo rinunciato a pubblicarlo nel corso di quell’anno, proprio perché si trattava di un album molto oscuro. Se l’avessimo pubblicato in quel momento, alcuni dei nostri ascoltatori si sarebbero potuti sentire feriti. Mentre in “Into The Shadows” abbiamo voluto esprimere un messaggio che reputiamo prezioso, ovvero il senso moderno di appartenenza del piccolo mondo coinvolto nella storia del lavoro.
In generale, quant’è importante per la vostra musica il luogo nel quale vivete, la sua natura e i sentimenti che vi trasmette?
La sede della nostra etichetta Ricco Label si trova nella periferia di Tokyo. Questa piccola zona tranquilla della città ha fatto da sfondo a “My Neighbor Totoro”, un film d’animazione realizzato dallo Studio Ghibli. Nella zona ci sono dei boschi, dove io e Yuki Murata spesso ci rechiamo per comporre musica, mentre poi registriamo la maggior parte degli strumenti nel nostro ufficio.
Come si svolge il vostro abituale processo compositivo?
Per la maggior parte dei nostri progetti – Anoice, Takahiro Kido, Yuki Murata, e Films – Yuki ed io componiamo la maggior parte dei brani, quindi gli altri musicisti arrangiamo le loro parti con i propri strumenti, infine io mi occupo del missaggio finale. Nel caso di RiLF, tutti i musicisti partecipano alla composizione, mentre per Mokyow e Cru, scriviamo tutti insieme la musica, improvvisando nel nostro studio e, a volte, nei boschi, in rovine di luoghi abbandonati o simili.
“Into The Shadows” è costituito all’incirca per metà di brani composti da te e per l’altra metà composti da Yuki. Vi sono punti di contatto tra quello che voi due realizzate singolarmente e quello che fate con la band?
Ovviamente. Yuki ed io componiamo musica tutti i giorni, decidendo poi a quale progetto destinare le nostre idee, quindi registriamo le nostre parti insieme a tutti gli altri.
C’è qualche artista che consideri importante nella vostra formazione musicale o almeno qualcuno vicino alla vostra sensibilità?
Personalmente, penso che l’artista più importante in assoluto per me sia Yuki Murata. Le sue composizioni mi danno sempre grandi stimoli.
Cosa pensate dell’attuale scena indipendente giapponese?
Mi dispiace ammetere che non conosciamo granché di una scena musicale in particolare, ma siamo in buoni rapporti con la maggior parte degli artisti e delle etichette giapponesi. A volte suoniamo con altri artisti e collaboriamo con loro come musicisti o ingegneri del suono.
Che tipo di musica preferite ascoltare?
Ci piace ascoltare musica a prescindere dai generi. Personalmente amo più di tutti John Coltrane e Claude Debussy as I mentioned before. Di recente, ho ascoltato molto spesso i Sontag Shogun, che sono tra gli artisti della nostra etichetta. Il loro suono è davvero fantastico.
La vostra musica suona spesso molto cinematica: vi interessa comporre una colonna sonora, o musica per la danza, installazioni artistiche, etc.?
Senz’altro! Creiamo in continuazione musica per film, eventi, programmi televisivi, etc., che prima o poi ci piacerebbe raccogliere almeno in parte in una compilation.
Cosa pensi del crescente interesse dei contesti “indie” per la musica da colonna sonora e in generale per musica eterea e cinematica?
Per noi è certamente molto positivo.
Pubblicate i vostri dischi sulla vostra Ricco Label: com’è l’esperienza di gestire un’etichetta?
Dopo aver pubblicato il primo disco come Anoice su Important Records nel 2006, il proprietario dell’etichetta ci ha presentato ai Mono. Visto che non conoscevamo artisti indipendenti, non conoscevamo nemmeno loro, ma ci preoccupavamo del nostro futuro, quindi abbiamo chiesto loro come potevamo gestire la nostra dimensione di band e distribuire la nostra musica in tutto il mondo. Se loro non ci avessero gentilmente dato delle indicazioni, non avremmo mai potuto vivere attraverso la musica. I Mono possono quindi considerarsi i nostri principali mentori, li apprezziamo e rispettiamo moltisismo.
Cosa pensi del modo in cui la musica si diffonde attraverso la rete? Pensi possa essere d’aiuto per degli artisti indipendenti come voi?
Certamente! Gran parte dei nostri dischi sono disponibili attraverso il sito di Ricco Label e tramite Bandcamp e tutti i proventi che riusciamo a ricavare sono destinati a proseguire la nostra attività. Per me il sistema di vendita online è perfetto per gli artisti indipendenti, inoltre grazie alla rete possiamo ottenere e stipulare facilmente con registi e produttori contratti di licenza per l’impiego della nostra musica in film, serie televisive, eventi, etc.
Adesso la nostra musica è ascoltabile in tutto il mondo grazie a numerose piattaforme internet.
Vi piacerebbe suonare la vostra musica con un’orchestra?
Sì, è certamente uno dei nostri obiettivi, ma è un po’ difficile con gli attuali problemi economici.
Infine, cosa ci si può aspettare da voi in futuro e cos’altro vi attendete voi dalla musica?
È programmato per il 5 aprile a Tokyo un evento di presentazione di “Into The Shadows”, quindi a maggio e giugno saremo in tour in Russia e in Europa, anche se non abbiamo ancora definito i dettagli e stiamo pianificando anche un tour in Cina.
Inoltre, abbiamo già cominciato a comporre musica per i prossimi lavori di Films, RiLF e Takahiro Kido. La prossima estate dovremmo essere in grado di annunciare una di queste nuove uscite sui nostri siti e pagine Facebook. C’è molto da attendersi quest’anno e non vediamo l’ora di condividerlo con tutti i nostri ascoltatori!