richard_moult_aonaranRICHARD MOULT – Aonaran
(Wild Silence, 2013)

Le cinque tracce di “Aonaran” possono considerarsi premessa e corrispettivo di “Hexameron”, recente lavoro nel quale Richard Moult e David Colohan hanno rinnovato una lunga collaborazione che affonda le proprie radici nel collettivo United Bible Studies.

A differenze delle misteriose suggestioni medievali tra sacro e profano di quel lavoro, “Aonaran” vede Moult dispiegare a più ampio spettro la propria vena compositiva alla guida di un piccolo ensemble da camera, che gli consente di orchestrare una pluralità di soluzioni in termini tanto di risultato sonoro quanto di formato. La tracklist del lavoro segue infatti una sorta di andamento palindromo, agli estremi del quale sono collocate due brevi saggi ambient-acustici, il primo dei quali (“Rionnag Bheag”) muove da una nebbia quasi silente per svolgersi lentamente in tremule vibrazioni e cristallini tocchi di dulcimer, mentre la conclusiva “Mesonycticon” si dipana in partiture di sinuoso camerismo pianistico. Procedendo verso il centro del lavoro, da entrambi i versi, si trovano le due canzoni completate dalla cadenzata voce di Colohan, l’intensa ballata pianistica al rallentatore “Heartsease” e la più obliqua ed evocativa “Gone To Ground”.

Centro del lavoro – in tutti i sensi, visto che da sola ne misura più di metà della durata – è l’umbratile sinfonia “Rionnag Mór”, oltre ventiquattro minuti nel corso dei quali pianoforte ed elettronica di Moult guidano una piccola orchestra di una decina di strumenti tra i quali viola, flauto, arpa, oboe ed effetti chitarristici creati con l’archetto. Tra coloro che la compongono spiccano i nomi di Michael Tanner e Áine O’Dwyer, ulteriori partecipi di quell’ampio cenacolo di artisti impegnati nel delineare scenari di antiche tradizioni, osservate nei loro aspetti più misteriosi e rese con sensibilità sostanzialmente ambientale.

E in “Aonaran” Richard Moult si conferma magistrale interprete di tale operazione, qui condotta con mezzi e strumenti espressivi quanto mai versatili, a dimostrazione di come linguaggi diversi possano fondersi in un unico coerente percorso narrativo.

http://richardmoult.com/

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