DAKOTA SUITE, DAG ROSENQVIST AND EMANUELE ERRANTE – What Matters Most
(Karaoke Kalk, 2018)*

La condivisione delle sensazioni e degli affetti più personali è ormai da tempo pratica ricorrente per Chris Hooson, che non manca di dischiudere l’intimità della propria ispirazione di scrittura e composizione ad altri musicisti che ne amplifichino il già pronunciato contenuto emozionale. Nell’occasione di “What Matters Most” ad affiancare l’artista inglese è una sorta di ensemble che emette frequenze di un’ambience orchestrale intorno a fragili filigrane di note acustiche stillate e confessioni a cuore aperto, lentamente scandite in una soffusa penombra.

I componenti di questo peculiare ensemble sono Emanuele Errante (già accanto a Hooson in “The North Green Down”, 2011) e Dag Rosenqvist (From The Mouth Of The Sun), i cui stratificati paesaggi sonori rispecchiano l’articolazione di un songwriting tanto semplice in apparenza quanto cesellato nei suoi minuti dettagli. Come molti dei recenti lavori di Dakota Suite, anche “What Matters Most” vive dei riflessi della quotidianità di Hooson con la moglie Johanna, di ricordi ordinari ma preziosi e soprattutto della ribadita consapevolezza del significato di ogni momento vissuto, per ciò stesso da assaporare nella sua unicità.

Si tratta appunto ancora una volta di temi estremamente personali, ancora una volta filtrati da una poetica lieve, dal pathos niente affatto edulcorato. Nel ripercorrere come in un film una storia che scenograficamente parte dal primo incontro, attraversando momenti di gioia e sofferenza, Hooson la sintetizza in “What Matters Most” in quattro canzoni e sei strumentali, che non solo recano l’impronta riconoscibile del sommesso rapimento delle sue interpretazioni e di una sensibilità compositiva che spazia tra neoclassicismo e jazz, ma che grazie ai contributi di Errante e Rosenqvist si riveste di variabili densità atmosferiche. Come le canzoni abbracciano momenti di dolcezza (“Now That You Know”) e di pronunciata inquietudine (“Shadows Are More Accurate Than Truth”), così i suoni che le incorniciano e che si ergono a protagonisti dei passaggi strumentali spaziano da esili risonanze tra arpeggi acustici o note di pianoforte a saturazioni ben più prominenti, che accentuano i registri drammatici sempre latenti nel corso del lavoro (“Now I Am Lost”).

Cantautorato intimista, sospensioni ambientali, controllati crescendo di rumore e occasionali timbriche jazzy (apportate proprio dal clarinetto di Johanna) si intersecano senza sosta in dieci brani dalla forza emotiva al tempo stesso fragile e vibrante, frutto di una lunga elaborazione condivisa, che muove dalla consolidata indole introspettiva di Chris Hooson per dar luogo a uno straordinario incontro di sensibilità.

*disco della settimana dal 17 al 23 settembre 2018

http://www.dakotasuite.com/
http://dagrosenqvist.wordpress.com/
http://emanueleerrante.com/

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