THE ALVARET ENSEMBLE – The Alvaret Ensemble
(Denovali, 2012)
Gli sperimentatori ambientali e i cultori del neoclassicismo sono solitamente piuttosto solitari; gli ultimi mesi hanno invece visto alcuni di loro intraprendere stimolanti collaborazioni (From The Mouth Of The Sun) o addirittura costituire veri e propri supergruppi (Black Elk).
Alla seconda categoria è ascrivibile l’omonimo album di debutto di The Alvaret Ensemble, quartetto formato dagli olandesi Sytze Pruiksma (percussioni), Jan e Romke Kleefstra (voce e chitarre) e guidato dal pianoforte di Greg Haines. Accanto a loro anche i violini di Peter Broderick e Iden Reinhart (Strië), gli ottoni di Hilary Jeffery (Kilimanjaro Dark-Jazz Ensemble) e l’immancabile Nils Frahm a curare le registrazioni, svoltesi nei suoi studi berlinese nel corso di tre notti consecutive.
Completamente incentrato su improvvisazioni, il materiale sonoro concentrato nell’album (da oltre dodici ore di musica ne è stato tratto un doppio di poco più di ottanta minuti) si attesta su suoni dilatati e solenni, che coniugano irregolarità elettroniche con partiture cameristiche.
I dieci lunghi brani che compongono l’opera – tutti contrassegnati da un titolo di tre lettere – spaziano così da profondità droniche a malinconici crescendo melodici, che nei frammenti pianistici (la jazzata “Eac” e le più sinuose “Ond” e “Ggi”) abbracciano immaginifiche evocazioni da colonna sonora, svelando il cuore emozionale di un’opera altrimenti frutto di esercizi stilistici a rischio di eccessi intellettualistici.